La giostra del perdono (le inchieste di Clodoveo) by Cristina Stillitano

La giostra del perdono (le inchieste di Clodoveo) by Cristina Stillitano

autore:Cristina Stillitano [Stillitano, Cristina]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2023-01-30T12:00:00+00:00


33

Mancava poco alle sette di sera quando mamma Luciana bussò alla porta. Due colpi leggeri, delicati, come sempre faceva. Fiorella si girò nel letto, la testa sotto le coperte.

«Tesoro, non ti alzi nemmeno per cena?»

La voce si sforzava di apparire tranquilla, ma dal tono trapelava la preoccupazione. Del resto non era mai successo che sua figlia lasciasse chiusa la farmacia, abbandonati i suoi pazienti. Mai un giorno da quando papà Rinaldo se n’era andato via, con la fretta che certe volte il destino infila a tradimento nei suoi tiri mancini.

Il destino. Aveva tutto scritto, anche se lei non sapeva nulla. Così lo speziale rinomato e gentile del quartiere, sempre chiuso nel suo laboratorio a distillare estratti, manipolare droghe, preparare infusi e medicamenti giusti per la cura d’ogni male, in soli due mesi aveva dovuto arrendersi. Una brutta infezione gli aveva lasciato un buco nella gamba. E prima che i medici potessero tagliarla, la morte l’aveva chiamato una mattina presto.

Non c’era stato molto da riflettere. La sorella maggiore era già maritata, il fratello avviato alla carriera di ufficiale. Quanto a Michelino, l’ultimo, coi suoi sette anni non poteva certo seguire le orme del padre.

Era toccato a lei, la terza figlia, Fiorella la maschiaccia.

Un altro colpetto. La voce sussurrata ma decisa.

«Posso entrare?»

Tirò via la coperta e si sollevò seduta. Non voleva che sua madre la vedesse così. Ravviò la massa di riccioli che le cadeva scomposta su una spalla. Sistemò il colletto della camicia da notte.

«Vieni, vieni pure.»

Mamma Luciana entrò col suo passo silenzioso. Anche lei portava capelli lunghi, ricci e folti, sempre stretti dietro la nuca. Gli anni erano passati su quel volto ma restavano tracce di una giovanile bellezza. La scrutò, occhi premurosi.

«Stai male?»

Fiorella abbassò il mento. Odiava mentire alla mamma. Odiava mentire a chiunque.

«Un pochino.»

La donna s’avvicinò.

«Che ti duole? La gola?»

«Non è questo.»

«E allora cosa? Sei calda? Fammi sentire…»

Allungò il braccio per tastarle la fronte ma la ragazza si scostò.

«Mamma, sono in grado di sapere se ho la febbre.»

Eccome, se era in grado. Per indossare quel camice bianco, c’era voluta tutta la determinazione del mondo. Tempo, innanzitutto. Tanto tempo passato sui libri mentre le sue amiche si dilettavano con passeggiate e fidanzatini. E soprattutto polso fermo. Quello per sfidare sciocche regole e pregiudizi. E guadagnare il rispetto del quartiere. Una giovane donna tutta sola in farmacia. Era stata dura, ma aveva vinto la sfida.

Mamma Luciana sedette sul bordo del letto. Forse anche lei cominciava a capire.

«Vuoi dirmi che cosa ti angustia, bambina mia?»

«Non è nulla, non preoccuparti.»

La donna la scrutò.

«Sei lì sotto da stamattina. Qualcosa sarà. E penso di sapere cosa. O meglio, chi.»

Fiorella serrò le labbra. La fissò stravolta senza parlare.

«È per via di quel bel commissario che stava sul giornale. Non è così?»

«Non è così. E poi tu che ne sai?»

«Ti osservo. Non posso fare molto altro. Ma osservarti, sì.»

Fiorella scostò una ciocca dagli occhi. La camicia da notte s’era attaccata sul seno, segno che doveva essere madido di sudore. Con tutto quel freddo, lei andava a fuoco!

«Non mi interessa.



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